| Gli incagli        I bassifondi e le secche sono  sempre in agguato (a meno che non si navighi al centro di un oceano); evitarli  richiede attenzione e una condotta della navigazione scrupolosa con  un’osservazione preventiva e coscienziosa della carta nautica dalla quale può  essere individuata la loro posizione. In modo particolare quando si  naviga in prossimità della costa, è bene porre attenzione al mare che sta  davanti alla nostra prua osservando eventuali   variazioni del colore dell’acqua o il frangere del mare (segni quasi  inequivocabili della presenza di bassifondi).
 E, dunque, ogni volta che  tracciamo una rotta, prestiamo attenzione al percorso che la nostra barca farà.  Osserviamo con estrema attenzione la carta nautica alla ricerca di questi  ostacoli alla navigazione. Raddoppiamo le attenzioni in presenza di bassa marea  (in special modo se navighiamo in zone con alta escursione di marea). Se la  nostra rotta ci porta a sfiorare zone sospette procediamo con cautela,  ammainiamo le vele, procediamo a velocità ridotta ed inviamo, qualora le  circostanze lo consiglino, un uomo a prua (o anche sulla prima crocetta) ad  osservare la superficie del mare.
 Com’è facile intuire l’incaglio  su fondo sabbioso o fangoso è generalmente meno grave di quello che avviene su  fondo roccioso. Peraltro l’incaglio è sempre aggravato dal cattivo tempo.
 Qualora l’incaglio, nonostante  le nostre attenzioni) si sia verificato dobbiamo porre in atto le seguenti  azioni:
 
       Togliere la spinta propulsiva (e, dunque, ammainare le  vele se stiamo navigando a vela e porre il motore in folle e poi spegnendolo se  stiamo navigando a motore)Verifichiamo i danni (dapprima dall’interno e poi, se  possibile, dall’esterno).La conoscenza dell’entità dei danni è condizione  indispensabile al fine di decidere con cognizione    di causa se tentare o no la manovra di  disincaglio.Se l’incaglio è avvenuto sul fango o sulla sabbia è  probabile che i danni siano pressoché nulli e che la manovra di disincaglio  risulti relativamente semplice. In questo caso potremmo far spostare  l’equipaggio alternativamente a dritta e a sinistra della nostra barca mentre  esercitiamo una forza verso la direzione di disincaglio.Se l’incaglio è avvenuto su un fondo roccioso le cose  sono più complesse. I danni possono essere maggiori.E’ evidente a chiunque che se i danni sono notevoli ed  hanno compromesso seriamente l’integrità dello scafo aprendo vie d’acqua  imponenti non è proprio il caso di cercare di disincagliare la barca (faremmo  ulteriori maggiori danni). Non ci resta che chiamare un pontone, sperare che  sia disponibile ed arrivi in tempi brevi e pensare a quanto abbiamo fatto bene  quanto abbiamo stipulato una polizza cosiddetta “casco”.Se i danni sono di modesta entità e non hanno  compromesso l’integrità dello scafo possiamo tentare di uscire dalla scomoda  situazione.Se siamo riusciti ad immergerci per valutare i danni  dall’esterno osserviamo con attenzione il fondale intorno alla barca incagliata  al fine di decidere da quale parte tentare di uscire (in genere si esce dalla  stessa parte da cui si è malauguratamente entrati).Molti testi pongono in evidenza il fatto che l’urgenza  con cui porre in atto le operazioni  per  il disincaglio dipende dalla marea; infatti, se l'incaglio é avvenuto con la  bassa marea, l'arrivo dell’alta marea potrebbe essere anche risolutivo (in caso  contrario bisogna decisamente affrettarsi). Penso in ogni modo che ci si debba  affrettare comunque. Vi ci vedete a schiacciare un pisolino nell’attesa  dell’alta marea?Anche la presenza di eventuali correnti influenza il  tipo di azione da intraprendere. La descrizione teorica delle  manovre di disincaglio è........appunto teorica. Si tenga ben presente che  molte delle manovre “canoniche” da porre in atto possono dar luogo ad incidenti  gravi: una cima tesa con gran forza che dovesse malauguratamente rompersi o  dovesse scardinare la bitta a cui è fissata diventa una frusta violenta. Essa  può ferire gravemente le persone che malauguratamente dovesse colpire. Tutte le  manovre tendono in ogni modo ad una di queste due cose (o ad entrambe):  diminuire il pescaggio e far forza (tramite una cima) verso le acque più  profonde. Il pescaggio è diminuito con relativa facilità nelle imbarcazioni a  vela facendole sbandare di lato.Si ottiene un ottimo risultato esercitando  una trazione laterale dalla testa d’albero tramite una drizza; il punto su cui  far forza all’altra estremità della drizza (opportunamente prolungata con una  cima molto lunga) potrebbe essere un’altra imbarcazione o anche l’ancora a cui  è stato dato fondo tramite il battellino di servizio.
 Ricordate che l’aiuto da parte  di professionisti del mare può costare molto caro. Se possibile concordate  prima il compenso.
 Se l’aiuto ve lo ha dato un  altro diportista ricordatevi, una volta usciti dalla scomoda situazione, di  offrire una bottiglia di vino (o anche un invito a cena) a chi vi ha aiutato
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