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La traversata dell’Adriatico

Ancona – Bozava – Zara – Bozava – Ancona dei giorni 12, 13, 14, 15 Ottobre 2006.

Ancona, 11 Ottobre 2006.

E’ la vigilia della partenza e i bollettini meteorologici prevedono per domani mare calmo e vento leggero da Maestrale. Sono da mettere dunque in previsione, dal momento che si è scelto di non navigare di notte, diverse ore di navigazione a motore. La barca è ferma per motivi vari da un paio di mesi. Per questo motivo temo che l’elica non sia perfettamente pulita; Ciò comporta, nel caso di navigazione a motore, una perdita consistente d’efficienza del complesso dell’apparato propulsore. Decido quindi di organizzarmi per un controllo dello stato della superficie delle pale dell’elica. L’amico Massimo, sempre disponibile, si presta per l’assistenza durante l’immersione. Ci vediamo dunque alla Stamura dove la barca è ormeggiata verso le 12,30. Approfittiamo anche per portare in barca qualche effetto personale e per stivare la cambusa dopo aver acceso il frigorifero. L’immersione in acqua rivela una situazione dell’elica e della carena soddisfacente per cui, dopo una breve pulizia, riemergo; doccia e un quarto d’ora di relax in pozzetto per asciugarsi definitivamente al piacevole tepore del Sole di metà Ottobre. Ci salutiamo e l’appuntamento è per il giorno dopo alle ore 6,30.

12 Ottobre 2006 – ore 6,30.

Entrambi puntuali, Massimo ed io ci incontriamo nel piazzale antistante il ponticello che porta alla sede della Stamura dove parcheggiamo le nostre auto. Ci rechiamo in barca e cominciamo ad armarla per la partenza. E’ ancora buio, anche se un tenue chiarore da Oriente ci annuncia una giornata limpida e bella. Andrea, che aveva dormito in barca, si sveglia quasi subito, si veste ed esce per darci una mano. Alle 7,00 circa mettiamo in moto ed usciamo dall’ormeggio. La luce del giorno non è ancora piena, quindi accendiamo le luci di via. Attraversiamo il porto in una situazione di tranquilla rilassatezza: tutto è in ordine e la giornata si preannuncia favorevole; unico neo prevediamo poco vento. Mentre usciamo approfittiamo per mandare a riva la randa. Il motore ronfa rotondo a poco più del minimo e lentamente va in temperatura. Puntiamo verso la lanterna Rossa sull’estremità del molo foraneo Nord. Usciamo dal porto e, dopo aver superato l’imponente molo di protezione del Cantiere Navale ci mettiamo in rotta: 060°. Sono le ore 7,30, portiamo il motore a 2200 giri e, se tutto va bene, alle 16,30 dovremmo essere al traverso del faro delle Punte Bianche. La nostra velocità è di circa 7 nodi. E’ presente un leggero vento da terra che, componendosi con la nostra velocità d’avanzamento, da luogo ad un vento apparente, sempre debole, che spira da circa 50° sulla nostra sinistra. Ne approfittiamo per lascare un poco la randa e per alzare il genova. Ciò fa salire immediatamente la nostra velocità a 7,5 nodi. Il mare è quasi calmo e la barca è stabile, leggermente sbandata sulla sua dritta. Armiamo una canna da traina con un esca artificiale che ci segue a circa cinquanta metri di distanza sulla nostra scia. Il Sole è ormai sorto e ci appare basso sull’orizzonte. Dopo circa un’oretta il vento cala del tutto per girare poco dopo a Maestro con intensità ancora più debole. La nostra velocità di avanzamento ci porta il vento apparente quasi in prua per cui il genova viene ammainato e la navigazione continua a motore alla velocità di 7 nodi con la randa che stabilizza. Alle 12,30 siamo al traverso dell’isola artificiale “Calpurnia”. Di colpo il mulinello della canna parte: abbiamo agganciato un bel pesce; subito mettiamo il motore al minimo ed iniziamo la manovra di recupero. Dopo un paio di minuti, una bella ricciola è a bordo e va a costituire l’ingrediente base di un’abbondante pasta alla ricciola che sarà il nostro pasto di metà giornata. La navigazione continua. Nel giro di un paio d’ore il mulinello parte quattro volte con prede sempre molto grosse. Il pesce non è d’accordo nel venire a bordo: le prime tre volte si slama e l’ultima volta strappa la lenza. Non demordiamo: cambiamo l’esca artificiale con una piuma costruita artigianalmente e, dopo minuti, questa è in acqua che ci segue collegata alla lenza della canna. La nostra determinazione è premiata perché alle 16,45, quando siamo al traverso del faro delle Punte Bianche abbiamo a bordo una ricciola ed una palamita che andranno a costituire, cucinati all’acqua pazza, la nostra cena (foto n. 1).

Entriamo nelle acque calme e ridossate tra la propaggine settentrionale dell’isola Lunga e gli isolotti Lagnici dove, più di trent’anni fa, si è incagliata una nave di cui emerge ancora dall’acqua soltanto la prua corrosa dall’ossidazione accelerata dall’ambiente marino (foto n. 2).

Alziamo, sotto la crocetta bassa di dritta, la bandiera croata di cortesia e proseguiamo la navigazione facendo ben attenzione a non avvicinarci troppo alla costa dell’isola Lunga sulla nostra dritta per via dei bassi fondali lì presenti. Proseguiamo per circa un paio di miglia ed aggiriamo, lasciandolo a dritta, l’isolotto Brskac. Dobbiamo fare attenzione ad un basso fondale (3 metri) e quindi, se la nostra barca pescasse più di così, dovremmo allargare un po’ verso Nord-Ovest lasciando a dritta anche l’isolotto Solac dotato di faro nella sua estremità settentrionale. Non è il nostro caso e quindi proseguiamo. Si deve fare attenzione a non dirigersi, lasciando l’isolotto Brskac a sinistra, verso quella che viene chiamata la “bocca falsa” tra l’isolotto in questione e l’isola Lunga (punta Borji): non c’è abbastanza acqua per passare. Più di una barca ha fatto la non piacevole esperienza. Facciamo dunque rotta verso Sud-Est all’interno delle isole con l’isola Lunga sulla nostra destra e l’isola di Zverinac sulla sinistra. All’inizio del canale (Zverinacki canal) tra l’isola di Zverinac e l’isola Lunga dobbiamo evitare due secche di cui una soltanto è segnalata. Decidiamo, per questo motivo, di navigare dirigendo verso la punta Zmarasnji (estremità settentrionale dell’isola Zverinac). Lì giunti accostiamo a dritta dirigendo verso il faro di punta Sv Nedjelja che delimita l’estremità orientale dell’insenatura di Bozava. Alle ore 17,45 circa accostiamo al molo della dogana di Bozava. Presso gli uffici del posto di controllo non è presente nessun funzionario ed essi appaiono chiusi. Per questo motivo ci spostiamo verso l’ormeggio avvertendo l’addetto agli ormeggi (signor Luca) del fatto che non abbiamo ancora espletato le pratiche doganali. Egli gentilmente ci aiuta ad ormeggiare e, telefonicamente, avverte i funzionari di dogana del nostro arrivo. Dopo dieci muniti il nostro ingresso in Croazia è ufficiale e a posto dal punto di vista burocratico. Bozava è un grazioso paesino situato in un’insenatura protetta dai venti settentrionali (foto n. 3).

Si tratta di uno dei più antichi insediamenti dell’isola Lunga, abitato fin dal tempo degli Illiri e possiede interessanti edifici storici. Circa una quindicina d’anni fa è stato costruito un molo che crea un discreto riparo anche dallo Scirocco (che i croati chiamano Jugo). Zara si trova a circa quattro ore di navigazione. Non è possibile navigare dirigendo direttamente su Zara perché le pratiche di dogana devono essere svolte nel “varco doganale” più vicino alla nostra rotta. La cosa è possibile soltanto durante la stagione invernale perché in quel periodo il varco doganale di Bozava è chiuso. Scendiamo a terra, facciamo una lunga passeggiata godendo della pace di questo grazioso paesino nel cui porto sono ormeggiate le piccole barche dei locali e soltanto tre imbarcazioni (compresa la nostra) da diporto. Cena e in cuccetta per il riposo notturno.

Bozava - 13 Ottobre 2006 – ore 7,30.

Ci svegliamo rilassati e riposati. La giornata è ancora magnifica e il Sole appare già dietro le isole ad Oriente di Bozava. Colazione e partenza per Zara. Il vento è assente e procediamo ancora a motore. Direzione: punta meridionale dell’isola Sestrunj. L’esca artificiale ci segue sempre e ci permette di portare a bordo un’altra ricciola e un’altra palamita che costituiranno il nostro pasto delle ore 13,30 a Zara. Passiamo tra l’isola Sestrunj e l’isolotto Paranak dirigendo verso la punta meridionale dell’isola Rivanj. Qui giunti accostiamo a sinistra e navighiamo per circa 1,5 miglia in direzione Nord verso il passaggio tra l’isola Ugljan e l’isolotto Jidula. Due mede di colore verde (foto n. 4) vengono con scrupolo lasciate sulla dritta (esse segnalano i bassi fondali adiacenti all’isola Ugljan).

Possiamo ora accostare a sinistra e dirigere verso Zara, lontana ormai soltanto circa 7 miglia. E’ presente un po’ di foschia e quindi, non riconoscendo con chiarezza la nostra meta, impostiamo una rotta vera di 109° che ci dovrebbe condurre all’ingresso del porto di Zara. La foschia dopo poco tempo si dirada e scorgiamo lo Sky-line della città. Alle 11,30 entriamo in porto. Il molo carburanti è libero e ne approfittiamo per fare rifornimento. Subito dopo entriamo nelle acque del marina (trenta metri di distanza) dove l’addetto agli ormeggi ci indica il nostro posto per la sosta. Alle 16,30 circa partecipiamo alla conferenza stampa prevista dall’Educational Tour Adriatic Report Project. Alle 17,45 circa ci avviamo per un giro turistico di Zara accompagnati dalla guida. Tutto interessante ed affascinante. Tra le altre cose ci incanta l’organo di mare che il geniale architetto che ha progettato la riva di Zara ha pensato di realizzare: l’aria, sospinta dalle onde verso le aperture di pietra appositamente ricavate nella banchina, crea un suono dolce e del tutto simile a quello di un organo con le classiche canne metalliche. Alle ore 20,00 ci aspetta la cena presso uno dei più gradevoli ristoranti di Zara. Ci salutiamo con gli altri partecipanti all’incontro (chi torna verso l’Italia in barca, chi lo fa in nave) e ci avviamo con una lunga passeggiata verso la nostra barca per sistemarci nelle nostre cuccette per il riposo notturno.

Zara – 13 Ottobre 2006 – ore 7,30.

E’ ancora una bella giornata. Salto alla direzione del marina per le ultime e fresche previsioni meteo. La Bora, puntualmente prevista, è già presente. Anche domani sarà così con la Bora un po’ più forte. Molliamo gli ormeggi e, con sosta in rada per un bel bagno, dirigiamo di nuovo a Bozava dove arriviamo alle 17.00 circa. Il gentilissimo Luca chiama i funzionari dell’ufficio doganale dove ci rechiamo per le pratiche d’uscita, prevista per domani 14 Ottobre. Ancora una serata piacevolissima a Bozava.

Bozava – 14 Ottobre 2006 – ore 6,00.

Ci alziamo presto perché ci attende la navigazione di ritorno verso Ancona. La bora ha soffiato con forza tutta la notte e prevediamo che la traversata non sarà tra le più comode. Il vento spirerà esattamente dalla nostra poppa e quindi l’avanzamento della barca sarà facilitato, ma sicuramente ci aspettano diverse ore di navigazione in presenza di forte rollio. Peraltro la giornata è ancora piena di luce e di Sole e quindi ci riteniamo molto fortunati. Molliamo gli ormeggi alle 6,45 e percorriamo a ritroso la rotta già fatta per arrivare a bozava il giorno 12 scorso. La Bora, prevista fresca è in realtà relativamente debole (8 nodi circa) per cui la navigazione a vela agognata non può aver luogo (quando si naviga in poppa, a circa 7 nodi, il vento apparente è di un nodo soltanto (8 – 7 = 1) e spira da poppa verso prua. Siamo dunque in quasi calma di vento immersi in un atmosfera tiepida e decisamente piacevole. L’esca artificiale, a cui tutti si sono appassionati (visti i risultati) è sempre sulla nostra scia con Andrea che la controlla in continuazione. Altri pesci salgono a bordo. Giorgio (lo skipper scrivente quest’articolo e l’unico completamente immune dal mal di mare) prepara il pescato sfilettandolo e predisponendo tranci di ricciola e di palamita da mangiare crudi conditi con olio e limone. Alle 12,00 circa cinque o sei delfini ci prendono in simpatia e vengono a nuotare mezzo metro sotto della nostra prua. E’ affascinante vedere le loro evoluzioni: sembra quasi che ti vogliano salutare (foto n. 5)

Alle 13.00 lasciamo al nostro traverso l’isola artificiale “Calpurnia”. Alle 16,00 circa avvistiamo la familiare sagoma del Conero e alle 18,00 circa entriamo nel porto d’Ancona (foto n. 6)

Appena lasciata a sinistra la lanterna rossa del molo foraneo Nord, una gradita sorpresa si presenta davanti ai nostri occhi: l’Amerigo Vespucci è in porto ormeggiato. Ci accostiamo per ammirarlo da vicino (foto n. 7).

Lasciamo la vista di questo splendido veliero della Marina Militare Italiana e ci portiamo all’ormeggio poco distante.

 
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