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I FRATELLI DELLA COSTA

 

I pirati non mi sono mai stati simpatici.

 

Andare per mare non è mai facile

ed il dovere dell’assistenza nel pericolo

è un valore per tutte le marinerie.

 

Comprensibile che quando li prendevano

Li appendevano ai pennoni.

 

Eppure,……c’è anche un altro

modo di vedere le cose.

 

 

Ho avuto la fortuna di imbarcarmi,

per una bella vacanza ,

sul “MARACAIBO”,

un bello sloop di 45 piedi,

per una crociera in Croazia.

 

 

 

Il  “caso” ha scelto

i miei compagni di viaggio

e ne è sorto un equipaggio

con il quale fare grandi cose.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La barca trasforma i giorni

in una esperienza molto intensa.

 

 

 

 

Quando ti imbarchi,

che tu te ne renda conto o no,

lasci ogni tua cosa  a terra ,

devi contare su quello che di te

è  più importante:

il carattere, l’esperienza, la conoscenza,

e tutto ciò devi essere disposto a condividerlo.

 

E’ quella la  parte che metti

in comune con gli altri,

…. come la tua quota

nella cassa comune di bordo.

 

                  

 

Se hai fortuna,  quello che ne

risulta è un gruppo che è più

della somma delle singole entità.

 

        

E’ facile capire come le vicissitudini,

che l’andare per mare comporta,

possano veramente cementare i legami .

 

E ti viene da pensare che

anche su una nave di pirati vi fosse

un fortissimo senso di appartenenza.

 

Ed è possibile che,

sguainate le sciabole da marina,

ognuno sapesse,

anche senza vederli,

nelle concitazioni del corpo a corpo,

dove fossero i compagni,

pronti ad una botta di lato

per togliere un compagno dalla difficoltà.

 

 

Vista da questo punto,

il  “Jolly Roger” non è solo nero;

ha anche il bianco della fratellanza

e di quei valori

che anche il nostro gruppo,

in un modo o nell’altro,

porta in questa crociera,

 

 

 

 

 

Il   “MARACAIBO”

ha avuto dei punti di riferimento

precisi:

 

-- La” tolleranza”– o più positivamente-

“la simpatia per l’altro”- che

ha permesso di superare

senza difficoltà il disagio

della vita in comune

negli spazi limitati di una barca.

 

-- L’indipendenza di giudizio

sui fatti della vita e del mondo;

mai banale nelle valutazioni

anche se  su un piano diverso.

 

--Un forte attaccamento

alla città di appartenenza

nella maggior parte dei partecipanti,

 

( della quale, “ me estraneo “,

colgo la peculiarità

nei modi di dire,

e  nelle storie raccontate:

… di mare e di pesca,

storie di vita, e di rapporti,….

e……intravisti come sullo sfondo,

storie di affetti.)

 

 

Appartenenza

che si è concretizzata in una cambusa

nella quale forse la parte  più consistente

era rappresentata dal “VERDICCHIO”

considerato dall’equipaggio

poco meno che una religione.

 

 

 

 

 

Tanto ci sarebbe poi da dire della Croazia,

delle isole che fronteggiano il porto di partenza.

 

La natura, in milioni di anni ,

ha portato una intera catena di monti

( tra cui in modo visibile sulla costa

il VELEBIT ),

parzialmente sotto il  livello dell’Adriatico.

 

Quello che ne risulta

è un dedalo di cime

- isole di strati calcari affioranti

con una vegetazione scarna-

il paesaggio è unico,

più che mediterraneo,

nordico.

 

Capisci  come uno potrebbe

passare una vita intera

a navigare da queste parti

senza finire mai di scoprire….

“ una nuova rada”, mai vista prima,

nella quale trovare un buon ridosso.

 

Navigando tra le isole,

sconcertano i passaggi inaspettati

che si aprono tra quelli che,

solo pochi minuti prima ,

sembravano solo fianchi ben raccordati

nei colori e nella vegetazione.

 

 

 

 

Tra tutti i bellissimi paesaggi e luoghi

porterò con me il ricordo

della “baia della pace  “                          

nella quale la natura, complice una isola

a delimitare la baia verso il largo,

ha creato un bellissimo

“lago in mezzo al mare”.

 

 

 

Per la riuscita della crociera

è stata importantissima

la qualità dello skipper.

Andrea

è stato il comandante perfetto

di questa ciurma di pirati!

 

E’ per il suo carattere.

 

Andrea ha avuto a  suo vantaggio

anche quel pizzico di fortuna

che ci ha permesso di cogliere

le migliori opportunità

anche quando il tempo

non è stato dei più favorevoli.

 

 

Credo che con questa barca,

“ equipaggio e capitano”

potrebbero  intraprendere

anche cose più impegnative.

 

Sciabole da marina e cannoni         

ed il Jolly Roger  a riva                                   

solo prima dell’abbordaggio.                         

 

25 giugno 2010                                           A.   Z.

 

 

POST SCRIPTUM

 

Anche la fortuna del capitano

Ha però i suoi limiti.

Dopo una traversata perfetta,

al ritorno, il caso ha voluto

aggiungere un po’ di imprevisto.

A meno di un chilometro

dell’imboccatura del porto

una nassa ha pensato bene

di finire nell’elica.

Coltello tra i denti,

è toccato al capitano, con pazienza

e non senza fatica, sbrogliare la matassa.

Credo che Andrea abbia

avuto migliori occasioni (e mari)

per un bagno a mezzanotte.

 

Anche questa resterà comunque

una esperienza da raccontare….

a conferma del convincimento

del capitano che, della notte,teme,

giustamente, i possibili inconvenienti.

 

 

 

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